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I bambini e il percorso non concluso

Spiegare loro come stanno le cose. Opportuno dargli la possibilità di salutarsi

I bambini e il percorso non concluso

In questi giorni, durante uno dei tanti colloqui telematici per il Consultorio, mi è capitato di parlare con la mamma di due bambini di 6 ed 8 anni. La signora mi dice tra una cosa e l’altra: “Sa dottore, il più piccolo, Mario, stava concludendo il suo percorso alla materna, Enrico invece andrà in terza elementare”. Questa frase, così essenzialmente descrittiva e senza particolari spunti mi colpì per quel che si riferiva a Mario: “Stava concludendo il percorso”. Lì per lì però non ci feci troppo caso, il colloquio proseguì ed infine ci salutammo. Nei giorni successivi quella frase continuava ad occupare la mia mente e mi resi piano piano conto della portata di quanto celava. Quella mamma, come tante in questo periodo, aveva dovuto stare ad osservare come la vita dei suoi figli, come tanti in questo periodo, aveva subito una brusca interruzione del suo scorrere ordinario. In particolare c’era anche che, per quanto riguardava Mario, ad interrompersi era stato il momento conclusivo, il passaggio, la fine di qualche cosa, il saluto. Realizzai quindi di provare un profondo senso di tristezza che quando rividi la madre ebbi la possibilità di riscontrare anche in lei. Ad entrambi era servito del tempo per contattare quella tristezza, per lasciare che l’aspetto emotivo fosse riconoscibile. Come adulti abbiamo potuto nominare quanto provavamo e ci è quindi stato possibile parlarne apertamente, la mamma ha saputo commuoversi pensando al figlio e a quell’esperienza interrotta.
Questo breve aneddoto mi dà modo di pormi allora delle domande. Qual è il vissuto di Mario? Che cosa significa a cinque o sei anni vivere l’interruzione della propria consuetudine, dei primi legami extra-famigliari, non poter salutare le maestre che per tre anni ti hanno accolto come fossero una mamma e cresciuto come una maestra. Un profondo senso di incompiuto pervade l’animo di fronte a queste domande. Mi piacerebbe parlare con Mario e capire insieme a lui come è andata, che cosa si porterà a casa per sempre di questa esperienza ma avrò bisogno di un Mario più grande per capire davvero queste cose. Ora però posso e possiamo accompagnare Mario durante queste esperienze interrotte e testimoniare la continuità. Seppur inaspettatamente e forse anche in maniera in qualche modo traumatica questi bambini faranno anche esperienza della discontinuità, dell’andamento irregolare ma progressivo della vita. Per essere al loro fianco è importante riconoscere dentro di noi la tristezza del lutto dell’atteso e del consueto che non si è presentato, di una mancanza che ha troncato l’esperienza e l’ha resa orfana di quella parte vitale e salutare che è la fine condivisa, il saluto festoso e commosso, l’augurio libero ed affettuoso ad una vita che avanza e lascia.

* Psiccologo e Psicoterapeuta

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