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Csm e Giustizia, piani differenti da non confondere

I fatti che hanno colpito l’Organo purtroppo  minano la fiducia nella magistratura

Le vicende che hanno coinvolto alcuni componenti del Consiglio Superiore della Magistratura hanno portato d’attualità quanto Cicerone avrebbe detto a proposito del Senato di Roma: Senatores boni viri, Senatus autem mala bestia.
Le manovre per ottenere la nomina a posti dirigenziali, le interferenze politiche e l’attribuzione degli incarichi con criteri spartitori fra le correnti dell’Associazione Nazionale Magistrati, che rappresenta il sindacato, hanno contribuito a gettare un enorme discredito sull’attività della magistratura. La lettura dei giornali ed i servizi televisivi tendono a dare un’immagine della giustizia italiana come un organismo formato da persone non affidabili.
Una riflessione però si impone per distinguere il ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura dall’attività dei magistrati sul territorio, giudici e pubblici ministeri.
Il CSM è organo di amministrazione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari. Ha rilevanza costituzionale in quanto espressamente previsto dalla Costituzione, che ne delinea la composizione (art. 104) e i compiti (art. 105).
Esso adotta tutti i provvedimenti che riguardano i magistrati dalla loro assunzione mediante concorso pubblico, alle procedure di assegnazione e trasferimento, alle promozioni, fino alla cessazione dal servizio.
Provvede inoltre al reclutamento e alla gestione dell’attività dei magistrati onorari. Ha infine il compito di giudicare le condotte disciplinarmente rilevanti tenute dai magistrati.
A queste attribuzioni del CSM si contrappone però la quotidiana attività giurisdizionale. Quando nel linguaggio comune parliamo di "giustizia", si fa riferimento a ciò che accade nelle aule dei Tribunali e delle Corti, che si distingue nettamente dall’operato del CSM.
Il CSM non ha infatti alcun potere di incidere sulle decisioni che i singoli giudici sono chiamati ad assumere sia in campo civile che in penale, né può in alcun modo interferire sull’attività dei pubblici ministeri.
La disistima che colpisce il CSM non può ricadere sui magistrati italiani che lavorano sul territorio e non giustifica sentimenti generalizzati di diffidenza nei loro confronti. I magistrati italiani, professionali e quelli onorari (Giudici di Pace. Procuratori Onorari, Giudici Onorari di Tribunale) svolgono quotidianamente la loro funzione con indipendenza, onestà intellettuale e spesso con grande sacrificio personale, che in molti casi è giunto sino alla perdita della vita, e possono essere annoverati fra i boni viri ciceroniani.
Confondere i due piani, come si sta verificando, rende una grave torto all’amministrazione della "Giustizia" italiana, verso la quale credo che le persone possano ancora avere fiducia.
Antonio Lazzàro
Già Presidente del Tribunale
di Pordenone

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