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Nuove sfide per la libertà religiosa

Il contesto attuale presenta nuovi scenari e sfide inedite per la libertà religiosa. La globalizzazione, infatti, sta modificando i confini delle appartenenze religiose. Finora il tipo di fede era legato all’etnia e al territorio da essa abitato per cui certi paesi erano ritenuti protestanti, altri ortodossi, altri ancora induisti e molti islamici, con i loro luoghi di culto, le tradizioni, le loro feste. Le minoranze in qualche caso erano tollerate spesso erano discriminate se non perseguitate. Ora la globalizzazione in corso provoca grandi mescolanze di popoli ed etnie, di fedi, di culture e tradizioni diverse.

Nuove sfide per la libertà religiosa

Il contesto attuale presenta nuovi scenari e sfide inedite per la libertà religiosa. La globalizzazione, infatti, sta modificando i confini delle appartenenze religiose. Finora il tipo di fede era legato all’etnia e al territorio da essa abitato per cui certi paesi erano ritenuti protestanti, altri ortodossi, altri ancora induisti e molti islamici, con i loro luoghi di culto, le tradizioni, le loro feste. Le minoranze in qualche caso erano tollerate spesso erano discriminate se non perseguitate. Ora la globalizzazione in corso provoca grandi mescolanze di popoli ed etnie, di fedi, di culture e tradizioni diverse. Minoranze credenti, osservanti fino all’integralismo si trovano a convivere con comunità occidentali miscredenti e secolariazzate.
Fino a qualche decennio fa chi nasceva da queste parti era perciò stesso italiano e cristiano cattolico. Al centro di ogni paese c’era la chiesa col campanile. Per tutti valevano le stesse tradizioni religiose e le leggi dello Stato italiano.
In pochi anni le cose sono molto cambiate. In Italia è arrivata un sacco di gente con altri usi e costumi, si trovano nei loro luoghi di culto ed hanno i loro pastori. Molti vengono da Paesi islamici. A volte nell’Islam, la legge coranica è legge di Stato e le minoranze, comprese quelle cristiane, non hanno vita facile.
Da noi i rapporti tra la società civile e quella religiosa sono stati definiti dal Concordato del 1929 e rivisti in quello del 1985.
Però sono sempre più numerosi coloro che hanno la cittadinanza italiana e non sono cristiani cattolici. I problemi cominciano quando i loro figli vanno a scuola e devono decidere circa l’insegnamento religioso che per ora è solo cattolico. In caso di matrimonio tra gente di religione diversa la faccenda si complica, si riedono certificati, e dichiarazioni firmate, conrofirmate e timbrate dai due, con interrogatori da parte di legali rappresentanti della Chiesa e dello Stato.
Solo complicazioni burocratiche? No, si tratta di chiarire che tipo di matrimonio si vuole contrarre dato che spesso si proviene da Stati che a questo riguardo associano concezioni e norme diverse.
La libertà religiosa delle minoranze è un bel problema interreligioso e internazionale.
Per questo si vanno delineando alcune iniziative come la formazione di organismi internazionali e un interessante percorso ecumenico.
Su questo tema si è svolto un incontro che ha visto la partecipazione dei rappresentanti di una sessantina di parlamenti di altrettanti Paesi. A rappresentare l’Italia c’era l’onorevole Ernesto Preziosi.
Le commissioni di lavoro si sono subito trovate davanti problemi complessi legati a una grande varietà di situazioni segnate da cambiamenti sociali in corso. Chi, ad esempio, viene da paesi dove l’appartenenza è forte e vincolante viene a trovarsi in Paesi occidentali secolarizzati dove le tradizioni religiose sono diventate folclore, le donne non mettono il velo e si hanno comportamenti emancipati. D’altra parte nei vari Stati teocratici che ammettono un’unica religione vanno tutelate le minoranze che non raramente subiscono discriminazioni e persecuzioni.
Il pericolo è rappresentato dall’integralismo fanatico.
Il problema della libertà religiosa e della tolleranza è più che mai attuale e urgente. Lo stesso Papa Francesco sollecita una mobilitazione delle coscienze di tutti gli uomini di buna volontà vista l’inquietante escalation di discriminazioni e persecuzioni cruente contro soggetti religiosi e i cristiani in particolare. Dal 2012 al 2017 si calcola che almeno un milione e duecento mila cristiani siano stati uccisi. Senza dimenticare, come ha ribadito Papa Bergoglio, che accanto ai martiri cristiani vi sono uomini e donne uccisi o imprigionati per la loro fede in religioni non cristiane.
Al fondo del problema, si legge negli atti dell’assemblea internazionale e interreligiosa di New Yorck, c’è un attacco "alla dignità della persona, alla sua sacralità, al suo inalienabile diritto di professare un credo religioso".
Anche in questo campo i "seguaci di Cristo" hanno un ruolo e una missione irrinunciabile. Lo leggiamo nel messaggio che Papa Benedetto inviò a "tutti i popoli della terra". Preoccupato delle persecuzioni in atto in quel periodo, delle violenze contro i credenti e i luoghi di culto, chiese a tutti i capi di Stato di tutelare la libertà di fede e di culto come "diritto di ogni persona, comunità credente, minoranza religiosa".
Papa Francesco alle parole unisce gesti eloquenti e profetici come gli incontri di preghiera con i rappresentanti di altre confessioni e fedi. Ripete spesso che le guerre di religione sono bestemmie e l’invito alle persone di buona volontà a collaborare per la concordia e la pace perché "con qualsiasi nome chiamiamo Dio, Egli è Padre di tutti gli uomini e donne che sono sotto il cielo, fatti a sua immagine e somiglianza e che vanno rispettati nella loro libertà e sacralità".

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