Commento al Vangelo
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Domenica 20 maggio: Pentecoste

"Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera…

Parole chiave: Vangelo (126), Domenica (46), Diocesi (190)
Domenica 20 maggio: Pentecoste

Spirito, Consolatore Testimone e Guida alla Verità

Messa della Vigilia: Gv 7,37-39 (forma abbreviata)
Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.
Messa del Giorno: Gv 15,26-27;16,12-15 (forma abbreviata)
Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.... Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera…

Tematica liturgico-biblica
La Pentecoste è una delle tre feste liturgiche più antiche dell’Antico Testamento, insieme alla Pasqua e alla festa delle Capanne. È l’antica festa della mietitura. In ebraico si chiama festa festa dei covoni o festa delle (sette) settimane. "Pentecostes" è il nome dato dagli ebrei alessandrini di lingua greca alla festa delle settimane. La solennità cristiana della Pentecoste prende il nome dall’antica festa ebraica perché l’effusione dello Spirito Santo avvenne "mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste" ebraica. Il contenuto della Pentecoste cristiana, però, è diverso dal contenuto della festa ebraica. Il dono dello Spirito porta con sé la manifestazione della Chiesa al mondo come luogo in cui avviene la riunificazione di tutti i popoli (cfr la prima lettura del giorno, At 2,1-11: "Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio"). La Pentecoste cancella  dall’umanità l’errore di Babele (cfr il prefazio del Giorno): l’uomo ha voluto essere indipendente da Dio ("costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome") e Dio, attraverso lo Spirito, ricrea l’unità in dialogo e non in antagonismo con Dio. Il dono dello Spirito, inoltre, segna il compimento del mistero pasquale e l’inizio di quei doni, i carismi, che rendono la Chiesa viva testimone di Cristo per il bene degli uomini. L’umanità, infatti, può così trovare i fiumi di acqua viva che estinguono la sete di verità e di giustizia (cfr quarta Colletta della Vigilia). La Pentecoste cristiana liturgicamente ha la duplice celebrazione: quella vigiliare e quella del giorno.

Messa della vigilia
Nel vangelo di Giovanni troviamo l’immagine dell’acqua adoperata come simbolo dello Spirito Santo. Gesù, infatti, è colui che possiede l’acqua viva e dal suo seno sgorgheranno fiumi di quest’acqua (vangelo, Gv 7,37-39).  Il grido di giubilo di Gesù viene proferito probabilmente nel momento in cui, durante la festa dei Tabernacoli, il sacerdote portava  processionalmente l’anfora d’oro dalla fonte di Gicon al tempio per versarvela. Il grido di Gesù ha due possibili traduzioni. La migliore è la seguente:  "Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo ( = di Gesù) seno". Gesù è la sorgente dell’acqua viva che è lo Spirito Santo (Gv 7, 39). Il grido è una fusione di più testi veterotestamentari: Is 55,1 (Voi tutti assetati venite all’acqua), Ger 2,13 (Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva...), Zc 14,8 (In quel giorno....acque vive sgorgheranno da Gerusalemme) ed Ez 47,1-12 (l’acqua dal tempio). Dopo il grido di giubilo viene capita l’importanza della persona di Gesù: egli è un profeta (Gv 7,40), egli è il Cristo (Gv 7,41). ). La sua vera identità però non viene del tutto raggiunta. Solo dopo l’evento morte-resurrezione-ascensione la persona di Gesù verrà compresa in tutta la sua ricchezza umano-divina. L’annotazione dell’evangelista evidenzia come solo dopo la glorificazione di Gesù sarebbe stato donato lo Spirito. Il messaggio del Signore, perciò, resta - secondo la redazione giovannea - indirizzato alla Chiesa che nascerà, cioè a noi. Gesù, dunque, annuncia che è iniziato il tempo dello Spirito.

Messa del giorno
Il vangelo proclamato è Gv 15,26-27;16,12-15 ( è un’eclogadia, cioè un testo composto con due brani scelti dal lunghissimo discorso di Gesù nell’ultima cena, riportato da Giovanni). In questo modo si evidenziano meglio i titoli teologici con cui lo Spirito viene identificato: lo Spirito Santo è il Consolatore (Gv 15,26) e lo Spirito di verità (Gv 16,13). Non sono due testimonianze separate, ma sono profondamente interconnesse tra loro. Lo Spirito dimora nel credente ("Egli dimora presso di voi e sarà in voi": Gv 14,17). Per questo motivo nella voce del credente si trova la voce dello Spirito (cfr "Non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo": Mc 13,11). Ne consegue che la testimonianza dello Spirito è inserita in quella del discepolo. Lo Spirito non solo inabita il credente, ma è anche il difensore del credente, il suo avvocato, il Paràclito (seconda parte del vangelo: Gv 16,12-15). Con questo ruolo lo Spirito manifesta un senso di profonda protezione e cura quasi materna per i credenti. Lo Spirito è, infine, lo Spirito della fedeltà amorosa di Dio (= verità). All’interno di questa fedeltà amorosa si colloca la comprensione progressiva e sempre più profonda del mistero di Gesù che è Verità (Gv 14,6). In altre parole lo Spirito è colui che fa comprendere la rivelazione di Cristo. Non si tratta di "rivelazioni nuove", ma di tutto ciò che Gesù è, che Gesù ha detto e ha fatto: "Vi guiderà a tutta la verità… perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà" (Gv 16,13-14).

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