Cultura e Spettacoli
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Portogruaro, Marzo mese dell’educazione: Cacciari fa il pienone

Al Collegio Marconi aspettando "Libri in fiore" di sabato 14 aprile

Massimo Cacciari

Una lezione sull’educare non poteva ottenere più successo di quello ottenuto, venerdì 6 aprile al collegio Marconi, dal prof. Massimo Cacciari. Un incontro che, unitamente alla giornata dedicata a "Libri in fiore" del prossimo sabato 14 aprile, è andato a chiudere l’edizione 2018 di "Marzo mese dell’Educazione". In tre punti Cacciari ha messo a fuoco la questione.

EDUCARE: QUALE MODELLO Primo: quale è il modello di riferimento? È effettivamente l’educare o piuttosto, come oggi impera, il modello informare. Il primo, viene dritto dalla Grecia di Platone e dal suo intendere l’educazione come "il coltivare una mente, un’anima e anche un corpo". Allora lo si faceva partendo da materie disciplinanti come la ginnastica e la musica, per poi passare a tutto il resto dalla matematica alla filosofia. Non è un lavoro di travaso, ma di risveglio, di svelamento di un qualcosa che nell’allievo c’è già. "Educare è fare sgorgare qualcosa dal profondo" ha spiegato.  Ben diverso è invece l’istruire, che parte dall’idea di dover trasmettere qualcosa a un interlocutore che è un vaso vuoto da riempire. Secondo Cacciari, fino a che non si decide quale sia il modello di riferimento, nessuna riforma della scuola avrà senso e successo.

EDUCARE: QUALE IL FINE Secondo punto da mettere a fuoco: qual è il fine dell’educare. Anche lo scegliere il modello di riferimento non è però sufficiente se non ho presente anche il fine dell’educare. Anche qui due modelli si fronteggiano. C’è il fine di Aristotele: educare alla virtù. E c’è il fine di oggi: educare all’utile, ovvero istruire ad un mestiere. "Per noi - ha sottolineato - sono quasi domande senza senso: la scuola deve servire". Ma ha anche ricordato che la scuola serve a formare, non istruire. Una persona che esce da una scuola che educa è di per sé già formata e quindi in grado di apprendere poi un mestiere.  La questione da decidere è pertanto: formare all’uomo libero, che poi si professionalizzerà, o istruire ad un servizio, ad una professione? Sono due concetti opposti.

EDUCARE: QUALE METODO Terzo punto: educare come? Per Cacciari la risposta è una: educare a tutto. Eppure, non può nemmeno essere una educazione egalitaria, nel senso che ogni allievo ha la sua personalità, propensione e qualità. "Ogni natura è diversa" ha ribadito. Ma educare con quale metodo? Con quello che i greci avevano indicato: passando da discipline performanti. Per essi erano musica e ginnastica, in quanto capaci di dare armonia alla persona. Davano quello che oggi si dice una abitudine. "Sapete come si dice abitudine in greco? - ha chiesto -. Si dice Ethos. Mores in latino. E i latini dicevano che senza l’ethos, senza i mores, le leggi sarebbero valse a ben poco. Fatte e non seguite. Ma se una persona ha la legge in sé, nella sua indole, se è stata educata ad essa, allora, anche senza leggi l’armonia, anche nella società, anche nella politica, è raggiungibile". Diversamente, come prosaicamente si dice: fatta la legge, trovato l’inganno.

DOMANDE Finita la lectio si sono aperte le domande di un pubblico molto attento, molto curioso, molto ricco di quesiti che hanno investito il professore. Pubblico che, peraltro, ha affollato all’inverosimile l’aula magna della sede universitaria ospitata dal Collegio, tanto da rendere necessario l’allestimento di altre due aule dove poter seguire l’incontro. La maggior parte delle domande era centrata sull’insegnare, sul metodo, anche sul non prestigio economico e sociale dell’insegnante, sul modello maieutico. Altre sono state dedicate a Maria, protagonista dell’ultimo suo libro, "Generare Dio", a cui anche mons. Orioldo Marson vicario generale della diocesi e rettore del Marconi ha fatto riferimento in apertura di serata.  A tal proposito Cacciari ha risposto: "Maria non è mai stata abbastanza considerata”. E si è chiesto: “Perché il logos ha avuto bisogno del grembo di Maria? Poteva fare senza? Nell’economia del divino questa figura non è mai stata abbastanza studiata. Anzi, meriterebbe una conferenza a sé". Un bel suggerimento da raccogliere.

Fonte: Redazione Online
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